Progetto "La Gioia del Dare":cena per i meno fortunati

Il 29 Marzo la nostra Scuola, nell’ambito del progetto “la Gioia del dare” ha organizzato una cena per i meno fortunati nella Parrocchia “Santa Maria, Madre della Divina Provvidenza” in Via di Donna Olimpia 35. Diversi sono stati i Professori e gli studenti coinvolti nel donare tempo ed energie agli ospiti previsti, per un’iniziativa davvero lodevole. Il fine è certamente umanitario ma anche educativo, perché organizzare un evento del genere in una scuola significa soprattutto iniziare alla carità. I ragazzi hanno bisogno di esperienze concrete anche per capire cosa significhi il dialogo con persone che vengono da culture ed esperienze di vita diverse e, in questo la tavola rappresenta sicuramente il luogo di incontro per eccellenza.

Lo scopo non è solo dare da mangiare, ma nutrire lo spirito di condivisione e di accoglienza. Per la nostra scuola non si tratta, poi, di un evento isolato, ma va ad unirsi alle diverse uscite già fatte e alle raccolte alimentari. Attraverso queste iniziative i ragazzi si rendono conto che la cena va nella logica del segno, un modo per ricordare a tutti l’impegno di servire gli altri arricchendo anche se stessi di umanità, solidarietà e rispetto.

La cosa importante però, oltre a offrire beni materiali, è soprattutto dare la disponibilità a incontrarsi e a condividere: gli ospiti, infatti, sono rimasti colpiti in maniera particolare perché possono stare a contatto con i giovani: molti di loro, infatti, hanno figli della stessa età e questo li tocca molto. Hanno percepito, inoltre, che c’è una cura particolare nella preparazione e i ragazzi, dal canto loro, hanno capito che non si tratta solo di servire il cibo ma anche di fare un sorriso, fermarsi a parlare. Stabilire insomma una relazione.

Per noi responsabili di questo progetto, vedere i ragazzi vicino ai poveri ci da la speranza di poter vedere, un giorno, una società ricucita, una immagine di quello che può essere la nostra città. Che è fatta di poveri e di benestanti, bianchi e neri, persone di religioni differenti: tanti mondi diversi che possono incontrarsi intorno a una tavola, in pace e armonia. Come detto, non si tratta solo di aiutare, ma di sentirsi vivi e utili come parte di una società: perché uno dei pericoli più grandi oggi si chiama solitudine e spesso non si limita a colpire i poveri e gli anziani. Si può finire sulla strada per tanti motivi, non solo per la povertà materiale.

L’amicizia dei poveri può salvare anche un giovane, dare un significato e una speranza in un’epoca in cui tutto sembra dire che la tua vita un senso non ce l’ha.

Il 29 Marzo la nostra Scuola, nell’ambito del progetto “la Gioia del dare” ha organizzato una cena per i meno fortunati nella Parrocchia “Santa Maria, Madre della Divina Provvidenza” in Via di Donna Olimpia 35. Diversi sono stati i Professori e gli studenti coinvolti nel donare tempo ed energie agli ospiti previsti, per un’iniziativa davvero lodevole. Il fine è certamente umanitario ma anche educativo, perché organizzare un evento del genere in una scuola significa soprattutto iniziare alla carità. I ragazzi hanno bisogno di esperienze concrete anche per capire cosa significhi il dialogo con persone che vengono da culture ed esperienze di vita diverse e, in questo la tavola rappresenta sicuramente il luogo di incontro per eccellenza.

Lo scopo non è solo dare da mangiare, ma nutrire lo spirito di condivisione e di accoglienza. Per la nostra scuola non si tratta, poi, di un evento isolato, ma va ad unirsi alle diverse uscite già fatte e alle raccolte alimentari. Attraverso queste iniziative i ragazzi si rendono conto che la cena va nella logica del segno, un modo per ricordare a tutti l’impegno di servire gli altri arricchendo anche se stessi di umanità, solidarietà e rispetto.

La cosa importante però, oltre a offrire beni materiali, è soprattutto dare la disponibilità a incontrarsi e a condividere: gli ospiti, infatti, sono rimasti colpiti in maniera particolare perché possono stare a contatto con i giovani: molti di loro, infatti, hanno figli della stessa età e questo li tocca molto. Hanno percepito, inoltre, che c’è una cura particolare nella preparazione e i ragazzi, dal canto loro, hanno capito che non si tratta solo di servire il cibo ma anche di fare un sorriso, fermarsi a parlare. Stabilire insomma una relazione.

Per noi responsabili di questo progetto, vedere i ragazzi vicino ai poveri ci da la speranza di poter vedere, un giorno, una società ricucita, una immagine di quello che può essere la nostra città. Che è fatta di poveri e di benestanti, bianchi e neri, persone di religioni differenti: tanti mondi diversi che possono incontrarsi intorno a una tavola, in pace e armonia. Come detto, non si tratta solo di aiutare, ma di sentirsi vivi e utili come parte di una società: perché uno dei pericoli più grandi oggi si chiama solitudine e spesso non si limita a colpire i poveri e gli anziani. Si può finire sulla strada per tanti motivi, non solo per la povertà materiale.

L’amicizia dei poveri può salvare anche un giovane, dare un significato e una speranza in un’epoca in cui tutto sembra dire che la tua vita un senso non ce l’ha.

Cena marzo 2023